Il mito dell'animalier
Come vi ho già anticipato nel post "Get lucky with Gisele", uno dei trends di questo autunno/inverno 2013-2014 è sicuramente la stampa animalier. Considerato da alcuni come il "new black" del fashion system, l'animal print è un evergreen che dal 1947 viene regolarmente riproposto nelle passerelle e che, in questa stagione invernale, invade copiosamente il guardaroba femminile nella sue più diverse fanstasie: leopardato, tigrato, zebrato o pitonato.
Ma come nasce il tessuto animalier? Sappiamo che già gli uomini primitivi utilizzavano le pelli degli animali per coprirsi e ripararsi dal freddo, ma è nell'antica Grecia che il tessuto animale assume un forte carattere religioso legato al culto del dio Dionisio e alle relative idee di estasi e di lussuria, mentre gli antichi egizi indossavano, in particolar modo, le pelli dei felini perché credevano nella sacralità di questo mammifero. L'idea greca che lega la pelle dell'animale al peccato capitale verrà ripresa anche in età medievale, infatti, Dante Aligheri nell'opera della Divina Commedia ci racconta che è proprio un lonza dal pelo maculato a rappresentare ila lussuria e a voler ostacolare l'itinerario del poeta verso la salvezza. Perfino in età rinascimentale il tessuto animale verrà visto come qualcosa di negativo legato alla tradizione satanica ed esoterica. Alcune testimonianza affermano che comunque nel corso degli anni non mancano aristocratici e nobili, in particolar modo orientali e dopo il '700 anche occidentali, che abbelliscono le proprie abitazioni con elementi a fantasia animalier per sottolineare il loro ricco status sociale.
Dalla collezione di Christian Dior del 1947 |
Nella moda Christian Dior è il primo designer ad utilizzare l'animalier per gli eleganti abiti da sera in chiffon della sua collezione primavera/estate del 1947. Lo stilista, innamorato di questa stampa, esige per due anni l'esclusiva di questi tessuti, di cui si servirà per le successive collezioni, soprattutto per la decorazione
dei polsini dei cappotti e per i cappelli. Negli anni '50 le iconiche Marilyn Monroe e Audrey Hepburn appariranno nel grande schermo con dei capi di pelliccia maculata, mentre negli anni '60 Yves Saint Laurent decorerà i suoi impermeabili con delle macchie di leopardo e Valentino nel '87 sarà considerato il nuovo "re della giungla della moda". Nel 1992 Gianni Versace proporrà per primo delle camicie di seta maculata per uomo per la collezione autunno/inverno 1992-1993.
Linda Evangelista in Valentino per Vogue anno 1987 |
C'è poi chi come Roberto Cavalli, tra gli anni '70 e '80, ha fatto dell'animalier il marchio distintivo della propria maison, chi, come Miuccia Prada da un proposta più chic dell'animal print, come nella collezione autunno/inverno 2011, in cui il pitone degli stivaletti e dei capotti si unisce alla pelle scamosciata e alla pelliccia, chi come Frida Giannini propone l'animalier nel suo aspetto più glam e luxury, e chi invece, come Dolce & Gabbana, utilizza attualmente il maculato per arricchire ancora di più gli abiti dal meraviglioso gusto barocco.
Prada autunno/inverno 2011 |
Dolce & Gabbana autunno/inverno 2012 |
L'animalier è dunque uno dei capisaldi della moda perché piace, da grinta e forza a chi lo indossa, presenta mille varianti, non conosce stagioni e, soprattutto, è possibile utilizzarlo in occasioni diverse, tenendo però presente che non è facile indossare queste stampe senza ottenere un effetto troppo eccessivo e, in alcuni casi, volgare. Rischiosissimo è il total look in animal print, quindi, per chi vuole ottenere un giusto look dal gusto wild senza eccedere troppo, è consigliabile procedere per dettagli, puntare soprattutto sull'utilizzo degli accessori: il foulard, la borsa, le scarpe décolleté, pumps o le ballerine, mentre gli stivali o i tronchetti sono più adatti a delle gambe magrissime e ad un look molto sobrio. Giocate sulle fantasie zebrate o tigrate che possono benissimo sostituire il maculato, che padroneggia ormai da troppo tempo.
Francesco.
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